Fin dai primi tempi questa questione ha occupato l’umanità. Naturalmente era di nuovo Aristoto che ha formulato come primo la sua risposta famosa: “Noèmi où” che significa: “Non sappiamo.” Bene, così anch’io posso!
Dopo Aristoto passano alcuni secoli prima che qualcuno si occupi di nuovo della questione. Era il filosofo Palullus da Siracusa, circa nel 173. Dopo cinque anni di ricerca scientifica diede una risposta che sfortunatamente si è perduta nel tempo. Ma secondo alcuni suoi discepoli la risposta era: “Sì!”, ma altri affermano il contrario. Questa discussione durò fino all’anno 243 quando il filosofo Roldanus, dopo una lunga riflessione, disse che ci sono degli argomenti per le due opinioni. Di nuovo, qualche secolo passa senza niente di nuovo.
Porcus ( o Lorcus secondo alcuni) era un monaco nel monastero sul Monte Athos. Da lì poteva osservare bene la luna. Come strumenti aveva un vetro da orologio e un ago che rendeva magnetico strofinandolo contro la sua manica. Con questi strumenti rudimentali fece molte osservazioni. Ma nessuna ha portato a una conclusione chiara. Dopo sette anni l’abate, che lo aveva sempre guardato con diffidenza, gli proibì di guardare ancora la luna. Ordinò a Porcus di occuparsi delle erbacce nel giardino del monastero. Morì amareggiato in quella carica nel 703. Le sue ultime parole furono: “Eppure è così.” Ma non sappiamo cosa volesse dire con questo.
Poi, non succede più niente fino all’anno 893. Una notte piena di chiaro di luna un chirurgo olandese (si,si!) Jan Klaeszoon stava tornando a casa da una serata fuori con alcuni amici. Alzò lo sguardo e notò le macchiette lunari e ebbe un lampo di genio! Si domandò: “Qual’è la causa di quelle macchiette?” Sì, probabilmente le macchiette lunari erano notate dalla gente già da molti secoli. Ma nessuno si era mai chiesto cosa le aveva causate, perché erano proprio così. Einstein ha detto: “Le persone solite si domandano delle questioni su cose insolite; le persone insolite si domandano delle questioni su cose solite.” Il caso è questo qui! La Chiesa è intervenuta nel caso. Considerò il fatto di domandarsi quella questione come un blasfemo. Perché Dio aveva creato la luna così e non è accettabile interrogarsi sulle Sue intenzioni. JK ammisse che era stufo quella notte e che il diavolo gli aveva sussurrato quella domanda. Questa spiegazione era stata accettata dalla Chiesa e la cosa era stata considerata chiusa. Tutto questo è rimasto ben documentato nelle cronache della Chiesa. Ma il danno era fatto: la ricerca scientifica era nata!
Intorno al 1000 d.C. un altro olandese fece avanzare lo studio della luna. Fu il primo a osservare la luna da un tubo lungo dal tetto della sua casa. L’idea di un planetario era nata! Il tubo era certamente vuoto, perché le lenti d’ingrandimento non esistavano ancora. Ma ciò non toglie niente al merito del ricercatore. Concentrarsi su un oggetto lontano attraverso un tubo, questo è il passo in avanti nella scienza dell’universo.
Facando così De Keyser (è il suo nome) osservò durante un periodo di 28 giorni che l’apparenza della luna cambiava. Per primo, confirmò l’esistenza delle macchiette lunari quando la luna era completamente rotonda. Ma poi, la forma della luna diventava come una falce, poi la luna spariva, per riapparire come una falce ma nel senso opposto. E poi il ciclo ricominciava dopo 28 giorni. È da De Keyser che abbiamo nomi strani per quelle forme diverse della luna: luna piena, luna calante, luna nuova, luna crescente. Penso che oggi sceglieremmo luna rotonda, Luna falce destra, luna falce sinistra e luna sparita.
Ma la storia si ripete: la Chiesa sospettò che ci fosse l’opera del diavolo e sottopose DK a un severo interrogatorio. Ma DK si ostinò nelle sue affermazioni. Finalmente, sotto la presidenza dell’alchimista Winnibald dodici scienziati diedero un’occhiata tra il tubo vuoto di DK. Stabilirono che c’era un fondo di verità nella tesi di DK. Grazie alla loro obiettività scientifica la Chiesa non perseguitò più DK.
DK diventò molto vecchio. Durante la sua vita fu ancora assediato da avversari gelosi. Sostennero che il fenomeno era già stato osservato dagli agricoltori del nord del paese molto tempo prima. Oggi, dobbiamo sorridere di questa mentalità: si, è possibile, persino certo, che dei contadini avevano visto le forme diverse della luna. Ma ciò che conta è che una osservazione sia fatta scientificamente, qualcosa che dei contadini non sono in grado di fare.
Di nuovo, qualche secolo passa senza progresso nello studio della luna. Probabilmente le incursioni vichinghe ostacolarono ogni progresso scientifico.
Dopo questo periodo buio, la vita intellettuale in Europa riprende. In un monastero dei Caoscensi, un setta eretica vicina Lione, Francia, un frate con nome di Anselmus fabbricò segretamente il primo telescopio nella sua cella. Il monastero fu specializzato nel soffiare il vetro. Quindi Anselmus aveva la materia prima per molare delle lenti. Ne montò una su ciascun lato di un tubo vuoto (vedi sopra!). Sfortunatamente Anselmus tenne il tubo con il rovescio davanti all’occhio. Così facendo, vide improvvisamente tutto in miniatura. Ovviamente non ti serve a niente. Fu quindi deriso dagli altri fratelli. E come era previdibile, l’abate gli proibì di dedicarsi ancora alla scienza. Anselmus è stato espulso dall’ordine monastico dei Caoscensi e morì solitario nel 1253.
Ma il suo lavoro non è stato invano. Cinquant’anni dopo il suo tubo con le lenti fu trovato sotto la sua branda mentre la sua cella veniva pulita. Il frate che trovò il strumento tenne il tubo davanti all’occhio e vide ad un tratto un enorme uccello nel giardino del monastero. Si spaventò a morte e corse dall’abate per mostrargli il tubo. Guardò anche nel tubo. All’inizio pensò che era un miracolo. Ma più tardi la sera decise ch’era l’opera del diavolo. Fortunatamente un frate molto vecchio si ricordò di Anselmus e spiegò che lui provò di fabbricare un tubo d’ingrandimento per osservare la luna. L’abate voltò il tubo verso la luna e così facendo realizzò la prima osservazione telescopica di un corpo celeste. Ne parlò agli abati delle abbazie vicine. Perciò diverse abbazie nel sud della Francia cominciarono a produrre e migliorare dei telescopi.
Un infortunio è degno di nota. Nell’abbazia francescana in Poitiers un frate riuscì a affinare una lente di nuove pollici. La appese a un filo nell’orto per farla asciugiare. Un prelato visitando la badia accidentalmente passò nel punto focale della lente, prese fuoco istantamente e fu ridotto in cenere in un batter d’occhio. Così la scienza esige sempre le sue vittime, bisogna stare attenti!
Durante il rinascimento persino Micheiangelo fabbricò dei telescopi. Ma non furono di buona qualità. M. aveva un discepolo Balthasar Batterino. Neanche lui potè fare meglio, ma è rimasto conosciuto per essere ritornato sulla questione se la luna è abitata!
Dopo un lungo studio (presunto!) arrivò alla seguente conclusione: a) la luna è abitata, b) ci vivono 4000 persone, c) sono tutti degli eretici, ma possono essere convertiti, d) la maggior parte sono dei negozianti, gli altri sono dei contadini o giardinieri.
Cosa dobbiamo pensare di questo? Ebbene, è nonsenso completo! Batterino era un truffatore, un ciarlatano, un bugiardo. È incomprensibile che il doge di Venezia lo onorò con una collana d’oro. Questo lo imbaldanzò a fare un viaggio (di nuovo presunto) alla luna con una mongolfiera (un anacronismo dell’autore) Rimase via una settimana e poi sbarcò a Firenze. Lì ricevè un’accoglienza festosa. Tenne delle conferenze sulla vita sociale lì e organizzò delle collezioni per i meno fortunati. Poi fondò una compagnia per voli in mongolfiera sulla luna. Alcuni ricchi azionisti anticiparono i soldi per costruire i palloni. Vendè già in anticipio dei biglietti di viaggio ad italiani creduloni (un ricercatore di storia ha trovato che Batterino vendè 94 biglietti di sola andata e 196 andata e ritorno.)
La sua gloria fu di durata corta. Dei viaggatori di passaggio a Firenze riconobbero Batterino: si stava gustando una birra su una terrazza a Pisa invece di viaggiare sulla luna.
La sua punizione non fu minore. Fu messo in un barile inchiodato e sigillato e gettato nel Vesuvio. È l’ultima che abbiamo sentito da lui!
Nei secoli successivi ci furono scienziati seri che studiarono i corpi celesti: Copernicus, Keppler, Gallileo, Newton. E così finiamo nel 19° secolo quando i veri viaggi nello spazio sono diventati possibili grazie alla rivoluzione industriale. Jules Verne ha raccontato il primo viaggio sulla luna nel suo libro famoso in tutto il mondo.
Sono molto orgoglioso di dire che il mio bisnonno è stato uno dei primi viaggiatori lunari. Potete vederlo nella foto qui sotto mentre dice addio ai suoi sei figli. Mio nonno è all’estrema sinistra. Dopo due decolli fallitiè stato sparato nello spazio con un enorme botto. Potete vedere la navicella spaziale in cima alla colonna di fuoco sulla seconda foto qui sotto. Scriviamo il 3 settembre 1837. Cosa è successo? Non sappiamo. Probabilmente un errore di calcolo ha messo la sua navicella spaziale su una trajettoria nella Via Lattea.


FINE