IL VILLAGGIO

A casa ho ancora una cartolina

Con una chiesa, un cavallo con carretta,

La macelleria Da Gino Picolliente.

Un albergo, una ragazza e la sua bicicletta.

Forse non ti dice niente

Ma è il luogo della mia gioventù.

Quel villaggio, so ancora come fu.

Ragazzi di contadini a scuola,

Una carretta sferragliante sul ciottoli,

Il municipio con una pompa davanti,

Una strada sabbiosa tra il grano,

le fattorie, le mucche nel prato.

E nel giardino di mio padre

Vedevo gli alti alberi.

Ero un bambino e credevo

Che questo non sarebbe mai passato.

Come la vita fu semplice allora,

Piccole case tra verzura,

Aiole di fiori, una siepe intorno.

Ma all’apparenza questo fu errato,

Il villaggio fu modernizzato

E quindi sono sulla strada giusta.

Perché, guarda come la vita è ricca,

vedono il quiz sul televisore

e vivono in scatole di cemento

con molti vetri, così puoi vedere

come si presenta il divano da Gina

e la sua credenza con delle rose di plastica.

E nel giardino di mio padre

Vedevo gli alti alberi.

Ero un bambino e credevo

Che questo non sarebbe mai passato.

I giovani del villaggio bighellonano qua e là

In minigonna e Beatle-capigliatura

E urlano un po’ al ritmo della beat-batteria.

Sì, lo so, è loro buon diritto,

I nuovi tempi, proprio quello che dici,

Ma mi rende un po’ melanconico.

Ho ancora conosciuto i loro padri

Comprare liquirizia per un centesimo.

Vedevo i loro madri saltare con la corda.

Quel villaggio di una volta è passato,

l’unica cosa che mi rimane:

dei ricordi e una cartolina.  

Quando nel giardino di mio padre

Vedevo ancora gli alti alberi

Ero un bambino, come potevo sapere

Che questo per sempre sarebbe passato.

Gugliemo  Solcampo 1974, GKC 2022

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