Un bel giorno Popo era stufo di fare il santocchio e decideva di lasciare il monastero di Augsburg e di andare alla citta universitaria di Praga. La via la più corta passava da Regensburg. Ma non osava mostrare là la sua faccia (ricordate perchè?) Allora prendeva la strada verso Nurenberg, e poi Pilsen per arrivare dopo un viaggio di 20 giorni in Praga.
Ma prima di arrivare in Praga aveva ancora l’opportunità di migliorare il suo status da pellegrino povero a viaggiatore ben vestito.
Popo aveva ricevuto dall’abate del monastero di Augsburg una lettera di raccomandazione per i parroci delle parrocchie sulla sua strada verso Praga. Così Popo poteva di nuovo mangiare e dormire a buon mercato.
A Pilsen, a cinque giorni da Praga, c’era un parroco che aveva due cose eccezionali : un cavallo molto bello e una donna di servizio ancora più bella. La regione di Pilsen era governata da un conte che voleva moltissimo ottenere questo cavallo (forse anche la donna, ma questa storia non è raccontata nella leggenda di Popo Scemospecchio). Il conte voleva pagare molti soldi per il cavallo ma il parroco non voleva separarsi del suo animale molto amato per niente al mondo.
Di nuovo, Popo fiutava una buona occasione per avvantaggiarsi della situazione.
Domandava al conte quale sarà la sua ricompensa se egli (Popo) soddisferà il suo desiderio. Il conte gli prometteva i soldi per pagare il parroco, e per Popo stesso dei bei vestiti e un cavallo per continuare il suo viaggio a Praga.
Come al solito Popo alloggiava con il parroco e raccontava la sua storia di pellegrino che aveva parlato al Papa. Dopo la cena e una preghiera di sera andava a letto. Ma la mattina dopo non si sentiva bene! E la sua condizione si peggiorava di ora in ora. Dopo tre giorni il parroco pensava che Popo stava morendo e voleva confessarlo. Popo assentiva a fare la sua confessione. Evidentemente come pellegrino pio non aveva molto a dire. Ma il parroco domandava per abitudine : “È tutto?” Popo titubava un pò. Il parroco lo notava, e ripeteva : “C’è ancora qualcos’altro?” Popo, con voce esitante, diceva: “Si, ma vorrei confessare questo a un altro sacerdote.” Il parroco era molto sorpreso e domandava : “Ma perchè? Io o un altro sacerdote è la stessa cosa per Dio che ti perdonerà dopo la tua penitenza.”
Popo : “Si, lo so. Ma ho paura che sarete molto sdegnato se dico quello che ho fatto di male.”
Naturalmente il parroco era molto curioso di sapere cos’era successo. Insisteva e diceva : “ Dubitare della mia integrità per amministrare il sacramento della confessione è anche un peccato. Allora, insisto di aver fiducia nella mia serenità.”
Allora, Popo con un filo di voce diceva : “ Ho baciato cinque volta la donna di servizio.” Il parroco non era certo di avere ben sentito. “ Ma cosa dici! Ripeti!” E Popo : “ Si, cinque volte, non potevo resistere alla tentazione di baciare la bella.”
Il parroco bolliva dalla rabbia ma riusciva a dominare la sua collera e sveltamente terminava la confessione. E poi si precipitava verso la ragazza.
“Allora, ti sei lasciata baciare da questo vagabondo!?” il parroco urlava di rabbia.
La povera ragazza non sapeva per che cosa il parroco si eccitava e negava naturalmente che lei aveva fatto così. Ma il parroco era furioso e le dava una bastonata : “Popo mi ha confessato che ti ha dato cinque baci, allora non osare dire che non è vero!”
La mattina dopo Popo miracolosamente si sentiva molto meglio e si preparava a riprendere la strada. Il parroco era naturalmente felice di vedere partire questo santocchio. Popo, dopo avere ringraziato il parroco senza batter ciglio per la sua ospitalità, diceva di sfuggita : “Adesso, vado dal vescovo di Praga per fare il mio dovere di cristiano.”
“Come???!”
Popo : “ Si, sono obbligato a segnalare che quello che ho detto nel confessionale non è rimasto segreto.”
Il parroco stupito era terrificato dal giro che prendeva la storia, perchè rompere il segreto confessionale è imperdonabile, tutti lo sapevano.
Allora, il parroco cominciava a implorare Popo di dimenticare tutta la storia e offriva una grande somma per persuaderlo a cambiare la sua intenzione.
Ma Popo restava calmo e pio e diceva : “Non posso vendermi per soldi perchè questo sarebbe un peccato grande come rompere il segreto confessionale.”
Il parroco non sapeva più a che santo votarsi. Per disperazione inviava la ragazza a Popo per provare a fargli cambiare idea.
Popo aspettava questo momento e diceva : “ Non posso accettare soldi, ma io so che ho la memoria corta. È possibilissimo che avrò dimenticato il peccato mortale del parroco prima di arrivare in Praga, se il parroco mi da il suo cavallo, perchè questo mi distrarrà durante il mio viaggio verso Praga.”
Un pò complicato per la povera ragazza da spiegare al parroco l’idea bislacca di Popo, ma il parroco capiva al volo ciò che Popo voleva. E non aveva altra scelta che lasciare Popo andare via con il suo cavallo molto amato.
E Popo andava dal conte che era molto felice e manteneva le sue promesse : soldi (per pagare il parroco, hahaha!), bei vestiti e un cavallo per viaggiare con buon stile a Praga.