DELLE ORME SULLA LUNA

Una serata afosa d’estate dell’anno 1829 Goethe, che aveva appena  80 anni, stava chiacchierando con Eckermann. La loro conversazione ammutolì un po’, i dolci profumi dei fiori soffiarono dal giardino nella stanza. Divennero un po’ malinconici contemplando le loro vite ben spese vissute sotto l’aspetto culturale, etico e umano.

Ad un tratto Goethe si alzò e esclamò: “Vorrei vivere abbastanza a lungo per vedere l’apertura del canale di Suez.”

Si sedette, e la loro conversazione divenne ad un tratto di nuovo allegra e animata. Goethe aveva trovato qualcosa che mancava loro nella perfezione che li circondava.

Puo sembrare strano, ma per me questa esclamazione dà la vera ragione per la navigazione spaziale.

Molte persone si domandano quale sia l’utilità di un progetto multimiliardario   che finalmente porta solo a qualche passo su un terreno polveroso e alla collezione di sei chilogrammi di pietre. Perchè non spendere questi soldi per esempio alla lotta contro la povertà nel mondo, e più generalmente a cose utili all’umanità.

I difensori dell’astronautica  si affrettano a rispondere nello stesso senso. Ad esempio, la scoperta di risorse minerali nascoste attraverso la fotografia aerea, il progresso della scienza medica, e, più in generale, i numerosi spin-off della tecnologia spaziale.

La domanda è giusta, la risposta anche. Ma tutte due sono a un livello tropo basso. Si tratta di qualcosa di completamente diverso. Cioè il raggiungimento di un desiderio che da secoli occupa l’umanità: lasciare la terra per andare nello spazio. Già nell’antichità c’erano delle storie di fantascienza su questo. Oggi questa fantasia diventa possibile grazie al progresso tecnico del nostro secolo.

Non raccogliere la sfida per motivi utilitaristici o magari accettarla per ragioni puramente commerciali disconosce i moventi non razionali delle aspirazioni umane.  All’epoca, anche il volo di Charles Lindbergh attraverso l’oceano era una sfida senza apparente beneficio. (Sì, più tardi si è scoperto che raggiungere New York in poche ore è davvero possibile. Ma allora nessuno avrebbe potuto indovinare.) L’atto eroico di Lindbergh è avvenuto in un tempo che ha molto in comune con il nostro: “the roaring twenties – i ruggenti anni Venti” e ”the golden sixties – i dorati anni Sessanta”  Tutti i due sono dei periodi di sazietà. La vita è bella (prima della crisi finanziaria degli anni ’30; prima della crisi petrolifera degli anni ’70. – l’autore non sapeva quello quando scrisse questo saggio)

Proprio come Goethe e Eckermann guardiamo soddisfatti da una finestra su un mondo ricco e attendiamo con impazienza qualcosa di fenomenale che sta par accadere: delle orme sulla luna!

l’autore, 14 giugno 1969

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