Popo ritornava al suo paese al nord delle Alpi via lo stesso percorso ch’era venuto in Italia. Si faceva passare ancora come un pellegrino pio e povero (ma segretamente con una borsa piena!) Così era al sicuro dai rapinatori e poteva anche dormire e mangiare a buon mercato negli alberghi sulla sua strada.
Popo era molto contento di sè: godeva ancora della sua “confessione” al Papa e al cardinale tedesco. Pensava tra sè : “Forse posso fare il mestiere di fare devoti sermoni ai fedeli creduli e sciocchi. Mi piacerà molto di spillare denaro agli stupidi praticanti. Aha, mi viene una buona idea in mente!”
Popo andava alla città di Augsburg, dove era un importante monastero a cui era chiesto regolarmente di fare prediche durante la messa della domenica nelle molte parrocchie nei loro dintorni. Raccontava la sua storia di penitente che aveva parlato prostrato in ginocchio al Papa e aveva confessato i suoi peccati al cardinale tedesco. Tutti erano molto impressionati e riflettevano come usare la storia della conversione di Popo nelle loro prediche. Popo suggeriva che lui stesso potesse fare i sermoni , così da potere adempiere alla sua missione di aiutare i poveri e i malati. L’ abate e i frati non comprendevano troppo bene la relazione tra questa missione e la storia della sua conversione, ma loro erano felici di non dovere fare sermoni (era una sfacchinata intellettuale per loro). E così Popo cominciava a viaggiare di parrocchia in parrocchia. Alloggiava con il parroco (le donne di servizio preparavano in quella occasione eccellente cibo e bevanda), e ritornava regolarmente al monastero per mantenere buoni rapporti con l’abate ( e anche per riempire ogni volta il suo salvadanaio un po di più.)
Come ha fatto Popo per spillare denaro i fedeli?
Popo otteneva da un becchino un teschio.
La sceneggiatura era la stessa ogni domenica : il parroco montava sul pulpito, presentava Popo come un inviato del monastero di Augsburg per testimoniare della sua conversione dopo il suo incontro con il Papa di Roma come peccatore pentito.
Poi, Popo saliva sul pulpito e cominciava a raccontare la sua storia ben conosciuta : buono a nulla, letto di morte di sua madre, la tristezza sul viso di sua madre, il colpo di fulmine, il viso raggiante come un’ostia, la sua presa di coscienza di essere un peccatore caduto in basso. E poi continuava con la sua presenza alla messa nella chiesa di San Giovanni in Laterano, la domanda del Papa di spiegare il suo problema con l’ostensorio, il cardinale tedesco designato come il suo confessore, e la sua missione di ritornare al suo paese di nascita e di predicare ai fedeli della clemenza di Dio che stende la mano a una pecorella smarrita per salvare la sua anima.
A questo punto tutti i parrocchiani pendevano molto rispettosi dalle labbra di Popo. Era il momento giusto per Popo di tirar fuori il teschio!
“ Cari parrocchiani, vi mostro qui una reliquia che il cardinale mi ha dato per portare la salute e la grazia di Dio a tutti i fedeli nelle diocesi sotto la sua responsabilità ecclesiastica. La reliquia proviene da uno dei cristiani della prima ora che erano perseguitati In Roma durante il secondo secolo dopo Gesu Christo. Era stato trovato nelle catacombe sotto la chiesa di San Giovanni in Laterano.
I fedeli che , alla fine della messa, toccano la reliquia pregando una giaculatoria sono benedetti dal Cardinale per il miglioramento della saluta della loro anima. Solamente, il cardinale mi ha detto che non può offrire la sua benedizione ai peccatori che hanno commesso adulterio ; ma tutti altri peccati sono perdonati quando toccate la reliquia e andate a confessarvi prima di Pasqua. Prego anche di dare un contributo al monastero per il loro ospedale per poveri e malati.”
Con queste parole Popo terminava il suo discorso.
Naturalmente l’effetto era prevedibile : tutti i fedeli senza eccezione passavano davanti al teschio e davano un dono generoso a Popo per mostrare che loro non avevano niente di importante da rimproverarsi. Soprattutto le donne erano le prime a precipitarsi verso la presunta reliquia per mostrare a tutti loro castità.
E così Popo faceva una bella raccolta ogni domenica. Ne dava un pò al parroco dove alloggiava, così sarebbe stato il benvenuto nel futuro, e anche un pò all’abate del monastero, per la stessa ragione.
Ma la maggior parte era destinata al suo salvadanaio che egli teneva nascosto nella sua camera nel monastero. In attesa del momento che la sua natura di vagabondo prendesse il sopravvento e che egli partisse per nuove avventure.