Ho fatto un giro di dieci giorni nella Provenza in Francia, in settembre 2017 con Ludwig, il mio amico camminatore. Abbiamo affittato una piccola casa a Mazan, un villaggio vicino al Monte Ventoso (Mont Ventoux), ben conosciuto del Giro di Francia.
Ogni giorno, andavamo con la macchina a un altro punto di partenza per fare una camminata. In due occasioni abbiamo avuto la compagnia di un cane smarrito. Una ha avuto un lieto fine; l’altra è stata più triste. E poi, c’era anche un cane in Mazan che si avvicinava a me, ma perché? Narro i tre incontri.
Breve incontro con cane a Mazan
Mazan è un villaggio tipico (penso) della Provenza (o del sud della Francia) : cinto di mura, con delle vie strette attorno a una chiesa sul punto elevato di una collina.
Uno dei primi giorni, abbiamo fatto – dopo la cena – una passeggiata la sera nel villaggio. Gironzolavamo un po’ tra le stradine quando a un certo momento un cane veniva dietro a me. Mi fermavo per vedere che cosa voleva. Girava la sua testa verso me e mi guardava calmo come se volesse domandare qualcosa. Ma rimaneva zitto. Era smarrito? Non penso, non mi dava l’impressione di non conoscere la sua via tra le stradine. Allora, ci davamo l’addio, e continuavamo ognuno la nostra propria via.
Cane da caccia smaritto a Mûrs
Mûrs è un villaggio a 500 m di altitudine, circondato da campagna aperta, boschi con cespugli, e una gola che comincia a 200 m di altitudine a 7 km dal villaggio. Per entrare nella gola, si deve andare da Mûrs verso sud.
Lasciavamo il villaggio e nel primo chilometro eravamo su una strada che dava su un’area con delle case per villeggiatura. Una coppia camminava a cento metri davanti a noi. Un cane era con loro e correva annusando qua e là. La coppia entrava nell’area per villeggiatura ma il cane non la seguiva. Restava con noi quando siamo entrati nella zona dei boschi e dei cespugli. Allora capivamo che era un cane smarrito che provava invano di ritrovare una traccia. Sembrava essere un cane da caccia giovane che non conosceva ancora i dintorni del villaggio.
Nella zona dei boschi una caccia era in corso. Dei cacciatori erano appostati in qualche centinaio di metri, vestiti di cappotti rossi molti visibili tra i boschi verdi. Nessuno di loro riconosceva il cane. Così egli restava con noi fino all’entrata della gola.
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A quella caccia non avevamo visto della cacciagione uccisa. Ma due giorni più tardi Ludwig ha preso le foto qui sotto.
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Per entrare nella gola dovevamo a un certo momento scendere una scala. Il cane si approssimava e io volevo prenderlo nelle mie braccia per aiutarlo a scendere la scala. Ho provato qualche volta ma egli aveva paura e indietreggiava ogni volta.
Fortunatamente, un’altra coppia di camminatori arrivava là in quel momento. Inoltre fortunatamente il cane aveva una collana e su quella era scritto un numero telefonico. La donna ha chiamato il numero, ma non so se lei è riuscita a raggiungere il proprietario del cane perché era un numero di una segreteria telefonica.
Ludwig e io lasciavamo la scena e abbiamo continuato la nostra camminata. Come puoi vedere qui sotto la gola è veramente molta bella e impressionante. Ci sono alcuni ruderi di mulino ad acqua del 16esimo e fino al 19esimo secolo nella gola, per trebbiare il grano coltivato nei campi attorno al villaggio.
Due ore più tardi siamo usciti dalla gola e vediamo il villaggio di Mûrs in lontananza.
Vediamo una macchina venire su una strada nella nostra direzione. Ho detto a Ludwig : “Scommetto ch’è il padrone del cane che gira qua e là per trovare il suo cane!!”
La macchina fermava e il guidatore sporgeva la testa della finestra e domandava : “Non avete visto un cane da caccia giovane smarrito da qualche parte?”
Cane abbondonato a Gigondas
Prima di narrare che cosa succedeva a Gigondas parlo dei miei giri con Jo e il suo cane Ora che vedi qui sotto. Jo è un alpinista con molta esperienza. Ha salito 60 cime di più di 4000 m nelle Alpi. Cercava delle nuove sfide : fare dei giri alpinisti con il suo cane. Ho fatto una decina di quegli giri con Jo e Ora.
Ora nei campanili del Latemar, le Dolomiti
(foto prese da Guido)
Ora sulla cima del Monte Bianco
(non da Guido)
Ora sale e scende il Triglav, il monte il più alto di Slovenia
(foto prese da Guido)
Come puoi pensare, tali sforzi sono molti faticosi per un cane (anche per me!) E così ho un po di esperienza del comportamento di un cane alla fine delle sue forze: quando camminate il cane vi segue da vicino col suo muso a meno di venti centimetri della vostra piega del ginocchio, come se il vostro sudore lo rendesse insensibile alla sua sfinitezza. Nessuno coniglio può attirare il suo interesse.
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Un giorno andavamo a fare un giro vicino a Gigondas, un villaggio ben conosciuto per il suo vino. Parcheggiavamo la macchina da qualche parte alla periferia del villaggio e partivamo per la nostra destinazione. Dopo un chilometro o due tra i vigneti Ludwig realizzava che avevamo parcheggiata la macchina in un posto sbagliato. Ritornavamo alla macchina ma facendo un giro di Gigondas. Così passavamo a un certo momento accanto al cimitero al margine di Gigondas.
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Il cimitero di Gigondas)
Davanti il cimitero c’è uno spazio dove abbiamo visto una coppia che guardava un cane visibilmente senza padrone. Nessuna altra persona era là. La coppia se ne andò via. Il cane si girava verso di noi e cominciava a seguirci . Era un cane pastore tedesco.
E poi ho riconosciuto il suo comportamento : il suo muso a meno di venti centimetri della mia piega del ginocchio, come se il mio sudore lo rendesse insensibile alla sua sfinitezza. Tutti i conigli di Gigondas erano senza pericoli quella mattina.
Il cane era stanco, e aveva sete, ma da nessuna parte c’era una pozza d’acqua. Siccome la nostra via verso la macchina restava alla periferia del villaggio non passavamo accanto a una casa dove chiedere un po’ d’aiuto. Inoltre nessuna indicazione per un posto di polizia. Il cane ci seguiva fino alla macchina. Quando ci approssimavamo alla macchina il cane cominciava un po’ a guaire piano piano. Come se volesse implorare di non abbandonarlo. Aprivamo il portabagagli per mettere i nostri zaini. Il cane era col suo muso contro la macchina, pronto a saltare nel portabagagli. Era una situazione molta penosa.
Fortunatamente per noi, e forse anche per il cane, in quel momento una famiglia – genitori, due bambini e un cane! – appariva sulla strada e veniva nella nostra direzione. Chiuso il portabagagli, salivamo nella macchina, e partivamo. Il cane ci seguiva qualche decina di metri. L’ultima cosa che abbiamo visto è che il cane si voltava verso la famiglia.
Speriamo, speriamo,…
GKC, Aprile 2018